Gates to Everywhere: Chick Corea – Fred Hersch – Carla Bley
Con l’eleganza raffinata del pianista classico e una ricerca immaginativa inesauribile, Emanuele Arciuli, apprezzato interprete dei maggiori compositori contemporanei, esegue tre autori accomunati dalla formazione e da un originalissimo modo di scrivere per pianoforte… Una raccolta di preziose e piacevolissime composizioni, che rivelano l’avvincente e personalissima esplorazione di Emanuele Arciuli nei territori di tre jazzisti di classe…
(dal comunicato stampa di Stradivarius per presentare Gates to Everywhere)
Musicista di grande caratura e di finissima sensibilità, … Arciuli attesta quanto il pianoforte sia vivo anche percorrendo gli itinerari erratici di questo disco, nel distillare con luminosa chiarezza le trasparenti Kinderszenen di Corea, mentre interroga con antenne più acuminate le Romantic Notions della Bley, … fugaci illuminazioni che Arciuli coglie proprio in questa loro sospensione.
Gian Paolo Minardi, “Gazzetta di Parma”, gennaio 2009
Sempre interessanti e oramai anche autorevoli le proposte di Emanuele Arciuli, specializzatosi nel repertorio americano del Novecento e contemporaneo… Musica a metà tra il jazz e il classico, … interpretate più da pianista classico che da jazzista di grido, ma questo è un complimento.
“Classic Voice”, febbraio 2009
Sembra proprio una scelta azzeccata quella del pianista Emanuele Arciuli di interpretare la composizione di Corea per far comprendere quanta “contemporaneità” si possa trovare anche nel jazz. Ma il musicista pugliese per far questo… in Gates to Everywhere rilegge in solitario altre due composizioni… Una decisa scelta che costituisce un “doppio ponte” tra classica e contemporanea: generi musicali che, soprattutto nella seconda parte dello scorso secolo, hanno trovato punti di contatto di particolare intensità.
“Amadeus”, febbraio 2009
Una levità mercuriale, inquieta eppure fanciullesca, giocata in punta di dita ma capace di sorprendere in affondi sanguigni, irresistibili. Il nome di Emanuele Arciuli ci appartiene solo in piccola parte; se memorabili rimangono alle nostre latitudini i recitals alla Scala o al festival di Brescia e Bergamo, l’America pare averlo eletto suo figlio primogenito. Là i compositori in cerca di voci a cui affidare il pensiero se lo contendono… Basti ascoltare gli ormai classici Children’s Song di Corea, magici e burleschi, qui accostati con illuminante intuizione, alla siderale, rarefatta bellezza del Nocturne di Hersch e alle Romantic Notions della Bley per comprendere quanta saggezza e quanta ossequiosa osservanza occorra per affrontare questi universi ancora oscuri, ancora depositari di una ancestrale ma inesplorata verità.
Elide Bergamaschi, “Il Cittadino”, 28 gennaio 2009
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